San Ginesio è un grazioso borgo in provincia di Macerata, nelle Marche. Situato a 680 metri di altitudine è conosciuto per essere il “Balcone dei Sibillini“. Dal paese infatti la vista è spettacolare e spazia su un panorama ampio ed affascinante.
Siamo all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e davanti al borgo medievale si rimane incantati dai Monti Azzurri, gli stessi che ammaliarono il poeta Giacomo Leopardi.
Purtroppo il borgo è stato ferito nel sisma che nel 2016 ha colpito l’Appennino centrale. Fortunatamente i lavori stanno restituendo al centro la sua antica bellezza. E passeggiando tra le vie del paese si incontrano angoli e luoghi così incantevoli per cui è facile intuire il motivo per il quale San Ginesio faccia parte del club de “I Borghi più belli d’Italia” e sia stata insignita dalla Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.
Il paese deve il suo nome a San Ginesio, attore e mimo romano decapitato nel 303 d.C. dall’imperatore Diocleziano. L’attore si rifiutò di inscenare in modo burlesco il battesimo cristiano, suscitando l’ira di Diocleziano che lo condannò a morte. Egli diventò così martire e santo patrono degli attori, dei musici e di tutti le persone che lavorano nel teatro.
Il paese delle 100 chiese
San Ginesio è soprannominato anche “il paese delle 100 chiese“. Percorrendo le strade infatti sono diverse le chiese che si incontrano sul cammino. Il luogo di culto principale è la Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta, situata nella centrale piazza Alberico Gentili. Costruita nel XI secolo, su una cappella paleocristiana, il suo stile romanico e gotico fiorito si intravede dalle impalcature che attualmente vestono la sua splendida facciata.
Altra chiesa con una facciata di pregio è quella dedicata a San Gregorio Magno. Costruita nel XIII secolo in stile romanico, ha subito vari rimaneggiamenti nel corso dei secoli. Ne è un esempio la facciata che da romanico adesso si presenta in stile neogotico.
Molto interessante è il complesso dell’Auditorium di Sant’Agostino con il suo chiostro in parte affrescato. Costruita a partire dal XIII secolo, presenta una facciata in stile barocco. All’interno del chiostro si trova il pozzo detto “Acqua di San Nicola“: secondo la tradizione quest’acqua miracolosa fu fatta sgorgare proprio da San Nicola durante un assedio, grazie alle sue preghiere.
Altri edifici religiosi di pregio all’interno del borgo sono: la chiesa di San Francesco (XI secolo), la chiesa di Santa Croce (la cui prima testimonianza risale al 1069, il che la rende il secondo luogo di culto più antico di San Ginesio) e la chiesa di Santa Maria in Vepretis (XIII secolo).
Cosa vedere a San Ginesio
San Ginesio non è però solo chiese. Infatti sono molte le bellezze da ammirare nel borgo. A cominciare dalle mura castellane, chiamate mura di San Nicola, in onore del santo che, secondo la tradizione, impedì la caduta delle stesse durante un assedio, con l’imposizione del suo ginocchio.
Le mura, costruite in arenaria, furono iniziate nel 1308 ed i lavori di costruzione terminarono 150 anni dopo. L’ingresso principale sulle mura è costituito dall’imponente trecentesca porta Picena. Un camminamento lungo le mura permette di ammirare lo splendido panorama in cui è immerso il centro storico.
Letture consigliate
Accanto alla porta Picena si trova l’ospedale di San Paolo, o dei Pellegrini. Costruito nel 1295 (XIII secolo), è uno splendido edificio in stile romanico con un caratteristico portico. Il suo scopo era quello di ospitare i pellegrini che si recavano a Roma. Da non perdere anche il teatro comunale Giacomo Leopardi (XIX secolo), situato in piazza Gentili e la romanica Torre Civica, struttura unita alla Chiesa Cattedrale.
Visitare San Ginesio è fare un tuffo nei panorami delle Marche, immergersi e perdersi nel paesaggio appenninico lanciando lo sguardo oltre e farlo volare dai Monti Sibillini, al Monte Conero fino a raggiungere l’azzurro del mare Adriatico.
E che pensieri immensi,
che dolci sogni mi spirò la vista,
di quel lontano mar, quei monti azzurri, che di qua scopro,
e che varcare un giorno io mi pensava, arcani mondi,
arcana felicità fingendo al viver mio”
Giacomo leopardi (i canti – xxii le ricordanze)